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Una lezione da Contagion: prevenire la criminalità predatoria - di Fabio Coppola




Chi ieri sera avrà visto (o rivisto) la ‘profetica’ pellicola hollywoodiana Contagion (regia di Steven Soderbergh), lanciata nelle sale nel 2011, si sarà sorpreso per l’impressionante affinità di situazioni, sensazioni, disagi tra l’emergenza epidemiologica in atto e quella nata nella fantasia degli autori e riprodotta nel film.

Non immedesimarsi nella diffidenza dei protagonisti dinanzi al pericolo di contagio, nelle rigide disposizioni imposte con il lockdown e nelle ripercussioni economico-sanitarie che l’epidemia porta drammaticamente con sé è francamente un’operazione davvero ardua.

Ma le analogie finiscono qui.

C’è infatti un dato che fortunatamente continua a tenere ben distinta la realtà dalla fantasia cinematografica: la recrudescenza della criminalità predatoria, che nella pellicola assume i contorni delittuosi del saccheggio sconsiderato di beni di prima necessità, dei furti e rapine nelle abitazioni e delle aggressioni ai danni di persone considerate privilegiate in un momento di generale sofferenza.Volendo dunque ricavare da Contagion uno spunto di riflessione (o, se volete, un insegnamento) per le successive fasi che ci apprestiamo ad affrontare, non va sottovalutata la necessità di prevenire il peggioramento quantitativo e qualitativo della criminalità predatoria che potrebbe realizzarsi in situazioni di estrema fibrillazione economica e diffuso disagio sociale.

Si tratta di aspetti, al momento meramente ipotetici, che tuttavia non possono essere relegati alla sola ‘leva’ penale, ma che necessitano di una lungimirante e composita politica di prevenzione. Infatti, il pericoloso mix tra recessione economica e stress psicologico derivante dalle drastiche, ma necessarie, misure di prevenzione del contagio potrebbe profilare nella mente di chi agisce una secca alternativa tra ‘la borsa’ o ‘la vita’ e scemare grandemente la razionalità del c.d. homo economicus.

Insomma, di fronte al rischio per la propria sopravvivenza, la deterrenza insita nella sanzione penale è insufficiente a prevenire l’escalation criminosa di cui si discute. Nei casi di delittuosità ‘irrazionale’ il diritto penale dovrebbe invece lasciare spazio a interventi di diversa natura, in grado di incidere sugli stessi fattori scatenanti della criminalità. Tra questi, appare difficile non ricomprendere la ‘sicurezza’ economica e le prospettive di ritorno alla normalità, capaci molto più di qualsiasi intervento repressivo di isolare la patologia criminale in spazi di eccezionalità all’interno della pacifica convivenza sociale.

Pertanto, in questa fase di ripartenza economica del Paese, sarebbe quanto mai auspicabile considerare le misure economiche, di welfare e del lavoro anche nella prospettiva criminologica, ossia quali possibili grimaldelli per ‘calmierare’ la pressione e l’insoddisfazione sociale prima che, come nessuno si augura, possano assumere contorni che meritano di essere confinati nelle sale cinematografiche.


Avv. Dr. Fabio Coppola

Presidente di Scuola Giuridica Salernitana

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